mangiane un altro

Stavo pensando: sai che sei proprio bella. Guarda che labbra, guarda gli occhi: che ciglia incredibili, guarda che zigomi. Non come quelli di Anna, che sono rifatti male; non come quelli di – Luisa è più brutta di te, non ci sono paragoni. Ti sei allenata, ieri? Brava, e poi che hai fatto? Hai finito il pacco di Oreo, non hai saputo dire di no alla voce che ti chiamava, mangiane un altro, dai, un altro ancora, un pezzettino, quello è pure rotto e Michele è sposato con Luisa, Luisa ch’è più brutta di te, ch’è più vecchia, lo vuoi un altro biscotto? Quella crema bianca al latte mi brucia la gola – sei stupida, apri il biscotto a metà, lecca la crema e manda giù senza masticare.
Dio, quanti ne hai mangiati, dio, quanti; spogliati, subito, spogliati e vai davanti allo specchio: ti sei allenata, ieri, sicura? Guardati le cosce, guardati la pancia, guardati – no, non ti guardare. Ti stai odiando inutilmente, gli Oreo non sono ancora arrivati da nessuna parte, mangiane un altro – tanto Luisa non la lascia, mangiane un altro, tanto oggi ormai è andata così.
Smettila, ti ho detto, smettila subito, sei uguale a Chiara, la pazza del quartiere di tua madre, Chiara che veniva dalla provincia e non lavorava, ma al pomeriggio presto si vendeva nella cucina di casa sua, offriva il caffè fatto con la moka e il marito intanto faceva il muratore, lavorava in banca, faceva il portinaio. Si offriva a pagamento, Chiara; che peccato, con gli occhi azzurri che aveva, con quegli occhi bellissimi poteva fare l’attrice, la giornalista della televisione, lo sai che le giornaliste sono là solo perché sono belle? Hanno una bella faccia e qualcos’altro – ma no, mica tutte, dai, prendi Lilli Gruber, prendi… Non ne conosco più nessuna, di giornalista. La televisione non la vedo più, quella è roba per gente come Chiara, Chiarina perché era piccolina, bassina. Ah! Tu come sei, alta? Minuta? Come sei, che corpo hai?, niente di rifatto ma solo perché non hai i soldi. Cerca su google: “rifarmi gli zigomi, costo”. No, gli zigomi no: “rifarmi le labbra, costo”. “Le tette, costo”. Scrivi al tuo istruttore in palestra, “Ciao, mi alleni anche oggi?”, poi cancelli, scrivi “Ciao – emoji cuoricino – mi vorrei allenare anche oggi”: meglio, così capirà. Spogliati, torna davanti allo specchio: dio, che orrore. Luisa è più brutta, ma è più alta, Luisa ha fascino, sa vestire, Luisa è la moglie, tu cosa sei? Certo, non sei Chiara, che si vendeva in cucina, che poi vendeva pure suo figlio Giulio, Giulietto con gli occhi azzurri e la bocca che ha imparato presto a sfamarsi da sola: che percentuale dava, a sua madre? Quanto costa fare un figlio, quanto si spende, quanto ci si guadagna? Ne ha avuti tre, Chiara di figli, chissà che pancia ha; sarà morta? Chiara la marchetta, Chiara la pazza, perché un giorno si mise a prendere il sole sul davanzale della finestra e la gente chiamò i pompieri, – Vuole buttarsi giù! -, ma Chiara voleva solo il petto abbronzato. Chiara voleva solo vendersi a un miglior prezzo, soddisfare il cliente, anche il corpo si genuflette al mercato libero. Voleva guadagnare di più, Chiara, ma s’è guadagnata che l’hanno chiamata pazza, perché se hai un marito, e hai una casa, e hai tre figli, e vuoi buttarti giù dalla finestra, pazza, sei pazza.
Io potrei, io, figli marito e casa non ne ho. Io potrei, e nemmeno ne scriverebbero i giornali, o forse sì, forse qualcuno studierebbe le mie foto su Instagram, sceglierebbe quelle dove sembro una pazza. Come Chiara, non come Luisa, che si fa tradire da Michele con me, dio che stupida – o sono stupida io?
Mangia un biscotto, mangiane un altro soltanto, poi butta la confezione; buttala, brava. Pensa a qualcos’altro, prendi il telefono in mano: mi ha scritto Michele, gli rispondo dopo, adesso mi rivesto. Non gli rispondo.
Digito, in fretta: “mi manchi da morire”, invio.
Poi chiudo la finestra. Nel riflesso, sembro più magra.